Arturo Checchi

Un paesaggio di Arturo Checchi

Arturo Checchi (Fucecchio, 29 settembre 1886 – Perugia, 24 dicembre 1971) è stato un pittore italiano.

Biografia

Iniziò dodicenne lo studio del disegno con un insegnante privato e nel 1902 frequentò per tre anni l'Accademia di belle arti di Firenze sotto la guida di Alfonso De Carolis. Terminata l'Accademia iniziò l'attività di decoratore e proseguì gli studi di disegno fino alla scoppio della prima guerra mondiale, che lo costrinse al ritorno a Fucecchio.

Dopo la sua prima formazione artistica, compie un viaggio in Germania, dove conosce i pittori della Jugend e gli espressionisti.

Insegnò alle Accademie di Perugia (dal 1925, e dove sposò una sua allieva, Zena Fettucciari), di Brera (dal 1939) e Firenze (dal 1942 al 1961)[1]

Stile pittorico

Aderente al gusto pittorico toscano dell'epoca, Checchi fu tra i primi pittori ad orientarsi allo stile di Cézanne, che Vittorio Pica fece conoscere in Italia nel 1908 con la pubblicazione Gli Impressionisti francesi, «suggestionati dalla mirabile capacità di sintesi e dalla volontà del francese di creare astratte armonie di masse e di toni». La sua tavolozza risultava però anche arricchita da un'incisività coloristica attinta da Van Gogh e Gauguin.[2][3]

Opere in collezioni pubbliche

Sue opere sono conservate nelle seguenti collezioni pubbliche:

Dal 1975 sono esposte a Vallombrosa due sculture: La sirena (1932) e Bimba al sole (1935). A Perugia sono esposte Il violino (giardini di piazza Italia) e La chitarra (foyer del Teatro Morlacchi).

Attività espositiva

Tenne svariate esposizioni personali a Firenze; partecipò alla Biennale di Venezia (nel 1926, 1928, 1932, 1934, 1936 e 1940), alle prime otto edizioni della Quadriennale di Roma[5] e a collettive di grafica a Firenze, New York, Parigi, Varsavia, Riga.Fu inoltre presente all'Esposizione internazionale d'arte di Barcellona, indetta nel 1931 dal Sindacato nazionale Fascista. Noto anche come acquafortista e disegnatore, ha preso parte alla Mostra Internazionale della Grafica di Palazzo Strozzi del 1968-69 e pubblicato Immagini, 33 litografie originali, Fucecchio di allora, 44 acqueforti e xilografie giovanili, oltre ad altre incisioni.[1]

Premi e riconoscimenti

  • Medaglia d'oro alla Internazionale di grafica a Palazzo Pitti (1927)
  • Medaglia d'oro dal Centro internazionale per la cultura e per le arti di Montenero (1970)

Note

Bibliografia

  • Antonio Pandolfelli, CHECCHI, Arturo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 24, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1980. URL consultato il 20 settembre 2014.
  • Luciano Caramel e Carlo Pirovano, Opere del Novecento, in Galleria d'arte moderna, Milano, Electa, 1974, SBN IT\ICCU\LO1\0624854.
  • Giovanna Uzzani, La pittura del primo Novecento in Toscana (1900-1945), in Carlo Pirovano (a cura di), La pittura in Italia. Il novecento/1, I, Mondadori Electa, 1997, ISBN 88-435-3963-9.
  • Vittorio Pica, Gli impressionisti francesi, Bergamo, Istituto Italiano D'arti Grafiche, 1908, SBN IT\ICCU\CUB\0502735.
  • Federica Depaolis e Walter Scancarello (a cura di), Arturo Checchi : le carte, le opere, la vita, Pontedera, Bibliografia e informazione Editore, 2013, ISBN 978-88-907250-8-1.
  • Piero Bargellini (a cura di), I piatti spezzati di Arturo Checchi, Firenze, Nuovedizioni Vallecchi, SBN IT\ICCU\RML\0131372.

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Collegamenti esterni

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