Attributo (linguistica)

L'attributo (dal latino attributu(m), 'ciò che è attribuito', dal verbo attribuere, 'attribuire')[1] è una categoria sintattica.[2]

L'attributo è costituito da un qualsiasi elemento aggettivale che determini un sostantivo (o sintagma nominale in genere) per precisarlo, attribuendogli specifiche qualificazioni o determinazioni. Sintatticamente, l'attributo dipende dal sostantivo che determina. Morfologicamente, concorda con esso.[3]

La tradizione ha legato il concetto di attributo primariamente agli aggettivi qualificativi, ma successivamente la linguistica moderna ha espanso il numero di categorie morfosintattiche che possono avere una funzione attributiva.[4]

Costituenti con funzione attributiva

In genere, l'elemento aggettivale usato come attributo è un aggettivo:[3]

Gallina vecchia fa buon brodo.

L'aggettivo con funzione attributiva concorderà con il nome dal quale dipende secondo le marche morfologiche (in questo caso, desinenze) usate da ciascuna lingua (il che è particolarmente vistoso nelle lingue di tipo fusivo): tipicamente genere, numero e caso.[5] Ad esempio, i capelli neri o la ragazza alta, les cheveux blonds (francese), unas películas hermosas (spagnolo), parva puella (latino).

Possono però fungere da attributi anche altri costituenti:

  • participi (detti "attributi participiali"):[3]
Sembrerà sorprendente, ma preferisco le sigarette importate.
  • sintagmi preposizionali:[3]
Giovanni era un ragazzo di poche pretese.
Giovanna è una ragazza di valore.
Mary's mother
liber pueri
  • proposizioni relative con valore restrittivo:[4]
Il maglione che hai comprato
  • infiniti retti da sostantivi:[4]
Il piacere di viaggiare

Tipi di attributo

Essendo l'attributo privo di una propria funzione sintattica, assume quella del costituente che lo regge.

Si distingue così tra:

  • attributo del soggetto
  • attributo del complemento oggetto
  • attributo del complemento indiretto
  • attributo del nome del predicato
  • attributo dell'apposizione

In italiano non esiste l'attributo del predicato verbale, dal momento che la funzione dell'attributo o di un altro elemento nominale non è più attributiva ma predicativa: perciò, in questi casi, l'aggettivo o il nome sono considerati nome del predicato (se il verbo è essere; ad esempio: il pavimento è lucido) complemento predicativo del soggetto o dell'oggetto (se il verbo non è essere; ad esempio: il pavimento sembra lucido).[5]

Posizioni e valori dell'attributo nella lingua italiana

In italiano l'attributo, a seconda della sua posizione, può avere diversi valori:[5]

  • Quando ha valore descrittivo, cioè si limita ad arricchire il nome di qualche particolare, può precederlo o seguirlo; ad esempio: le colline verdi, le alte montagne
  • Quando ha valore restrittivo, cioè serve a distinguere qualcosa da tutto il resto, segue quasi sempre il nome; ad esempio: le colline piemontesi [non quelle di altre regioni], le case vecchie [non quelle nuove].

Note

  1. ^ Sensini, op. cit., p. 434, nota 1.
  2. ^ Serianni, Grammatica italiana, cit., II.6.
  3. ^ a b c d Serianni, Grammatica italiana, cit., II.45.
  4. ^ a b c d Beccaria, cit., pp. 106-107.
  5. ^ a b c Lingua comune, p. 459.

Bibliografia

  • Luca Serianni, Valeria Della Valle; Giuseppe Patota; Donata Schiannino, Lingua comune, Rho, Mondadori Bruno Scolastica, 2011, ISBN 978-88-424-4312-4.
  • Gian Luigi Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica, ed. Einaudi, Torino, 2004, ISBN 978-88-06-16942-8.
  • Luca Serianni, Grammatica italiana, ed. UTET-De Agostini, 2010, ISBN 978-88-6008-057-8.
  • Marcello Sensini, La grammatica della lingua italiana, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2009, ISBN 88-04-46647-2.

Voci correlate

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